domenica 22 novembre 2015

I fatti terroristici

Nella passata settimana non ho potuto fare a meno di vedere differenti prese di posizione nei confronti dei fatti terroristici accaduti. Tutte queste però avevano la qualità di essere estreme. “Facciamo fuori tutti i Mussulmani”, “tutta colpa dell’Europa” o  “quei maledetti Americani” sono atteggiamenti e soluzioni che denotano una generalizzazione, che invece di risolvere il problema lo complica. Sì, perché in seguito a questo, “tutti” i Mussulmani si sentono offesi ed indignati, gli Europei si sentono oltraggiati e così di questo passo. E molti si sentono in diritto di fare guerre ed eliminare persone. 

Quanto sopra l’ho visto realizzarsi direttamente e a volte in una sola serata. L’ho osservato in altre occasioni: muore una donna durante un operazione e tutti i dottori e la sanità nazionale è malata. È generalizzazione bella e buona.

Una teoria più funzionale.

Pensare alla totale pace quando si viene attaccati non è saggio. È un basso livello di confronto nel risolvere i problemi, qualcosa va’ fatto.


Partiamo dalla teoria raffigurata sopra:  abbiamo differenti tipi di persone e alcune di loro, quelle rosse, sono veramente malvage e distruttive. La nuova teoria però si estende e riguarda la loro distribuzione: e se invece di essere ammassate in un gruppo o in un  settore fossero distribuite trasversalmente? Se queste persone distruttive invece di essere “solo al Governo” o “tutte negli extracomunitari” (altre generalizzazioni) fossero distribuite nel Governo, tra Mussulmani, Cattolici, banchieri, tassisti, operai e  vicini di casa in modo casuale? E se queste facessero dei danni per natura piuttosto che per posizione sociale? Ovviamente il danno di un tassista sarebbe meno eclatante di quello di un politico. Ma qui stiamo cercando di far notare che la generalizzazione rende complesso il vivere bene, perché se un buon politico esiste, questo potrebbe essere sfiduciato a priori.




Nella ricerca dei “cattivi” secondo questa nuova teoria verrebbero introdotte immediatamente due cose: il duro lavoro, e il confronto che va a braccetto con la responsabilità. 

Se un politico, avendo uno strumento valido, iniziasse ad investigare ed individuare gli omini rossi, potrebbe se Francese (Hollande per esempio) scoprire che i programmi per il recupero delle zone dove maggiormente si diffonde il malcontento a Parigi, sono stati bloccati da qualche politico a braccetto con spacciatori;  se lo stesso facesse un politico in Germania (Merkel) potrebbe scoprire che le droghe utilizzate dai “soldati” dell’ISIS, sono prodotte proprio nel suo paese; e se lo stesso facessero Renzi e Obama, scoprire che una mezza dozzina di società presenti nel territorio che vendono armi, sono molto al rialzo in borsa in questa settimana di terrore.

Siamo quindi tutti colpevoli? No assolutamente. Lo sono quelle persone che stanno creando da varie posizioni caos nella società, ma lo sono anche quelle persone che (in maniera più ridotta) glielo stanno permettendo. Qui non stiamo parlando di tutti colpevoli, ma di colpevoli e di (tutti i rimanenti che non sono pochi) responsabilmente abilitati a fare qualcosa di più funzionale che semplicemente ordinare di aumentare il numero di bombe sganciate. 

Con Chi abbiamo a che fare ?

Più di un giornale ha riportato la notizia della presenza di droga nel rifugio dei kamikaze: il Captagon. Questo produce stati di follia e di inaudita violenza. A confermare questa informazione c’è la dichiarazione di un giornalista – Nicolas Hénin – rimasto prigioniero dell’ISIS, che descrive i terroristi come segue:

 Si presentano come supereroi, ma lontani dalle telecamere sono piuttosto patetici: ragazzi di strada ubriachi di ideologia e potere. In Francia abbiamo un modo di dire: stupidi e cattivi. Io li ho più trovati stupidi che cattivi”. 
 http://www.internazionale.it/opinione/nicolas-henin/2015/11/18/ostaggio-stato-islamico

In aggiunta, una vicina che conosceva la ragazza che sembra si sia fatta esplodere a Parigi nel covo dei terroristi, la descriveva come una ragazza normale prima che iniziasse a drogarsi. Abbiamo a che fare con dei drogati.

Del resto questo farebbe senso, poiché spiegherebbe l’area di reclutamento (periferie di Parigi dove il tasso di disoccupazione e l’uso di droga sono molto alti) e la pazzia nelle azioni dei terroristi. La personale autoprotezione, naturale in qualsiasi uomo, è completamente annullata come lo era per gli assassin, che utilizzavano l’hasish per commettere i loro crimini* nell’anno mille nel vicino Oriente. Questi pazzi verrebbero poi reclutati da altri pazzi, vero obbiettivo dell’Intelligence.


* Il termine assassini si vorrebbe derivi dal sostantivo plurale arabo al-Hashīshiyyūn, "coloro che sono dediti all'hashish".

Cosa si può fare a questo punto? 

Quanto sopra spalancherebbe la porta ad altre soluzioni: per individuare dei kamikaze nelle città si potrebbero utilizzare dei cani antidroga poiché la sudorazione di un kamikaze, molto alta per la tensione, dovrebbe permettere al cane di individuarlo a lunghe distanze. In aggiunta a ciò,  si può investire la somma pari ad una decina di missili, in programmi validi di recupero e prevenzione alla droga nelle periferie. Ovviamente mentre si fa’ questo bisogna sempre stare attenti agli omini rossi che potrebbero essere spacciatori di piccole ma anche di grandi dimensioni. E soprattutto stare attenti a quei mercanti di armi che vendendole direttamente o indirettamente al Califfato,  potrebbero sentirsi depredati da questa idea. Una guerra ridotta significa guadagni ridotti nella testa di questi bacati omini rossi.
Invece di aumentare il numero di agenti sul territorio, si potrebbe migliorare la loro attività. Due giorni fa’ sono stato a Roma e davanti al Parlamento stazionavano cinquanta carabinieri che chiacchieravano tra loro. Gli omini rossi sono in forte minoranza, perciò far camminare gli agenti e farli parlare con i cittadini chiedendo se va tutto bene o se hanno visto qualcosa di sospetto, non solo permetterebbe di individuare questi omini rossi, ma darebbe un senso di sicurezza maggiore a tutti. Ovviamente gli omini rossi presenti nei sindacati, negli agenti e nei politici urlerebbero contro questa soluzione invocando soprusi alla privacy e affaticamento degli uomini.

Riassumendo, c’è molto da fare e c’è molto che può essere fatto ben distante dalle soluzioni proposte a livello politico internazionale. Questo ovviamente comporta del lavoro, del coraggio e della responsabilità. Che insieme compongono quel soggetto chiamato ETICA.

domenica 15 novembre 2015



Venerdì sera non ho potuto fare a meno di vedere le immagini ed i commenti delle vicende di Parigi. Mi sono sentito a disagio, inerme, vittima anch’io di quello che sentivo e vedevo. Questa mattina ho anche capito che queste emozioni erano collegate ad un senso di fallimento, quel fallimento che ogni persona di buoni intenti che sta facendo attività sociali, sperimenta in questi momenti. Perché il vero danno non sono le più di cento di vittime (che non sono né poche, né banali) ma la reazioni che ora ogni Parigino, Francese e ogni uomo dell’occidente potrebbe avere. La chiusura delle frontiere e lo stato di emergenza sono già segnali gravi, perché se dei pazzi attaccano (e di questo stiamo parlando, non di fedeli o di religiosi) colpiscono maggiormente uomini di buona volontà che oggi, continuando a vivere normalmente, uscirebbero dalla vera trappola che sta venendo ordita da chi ha pianificato questa guerra.

Ieri mi sono sentito deluso come sostenitore dei diritti umani, come uomo amorevole, come credente di ogni Dio  possa esserci e voglia amarci sopra di noi, sia che si chiami Allah, Manitù o Cristo, perché ieri sera ho pensato inutili le battaglie sui diritti umani, ho sentito rancore per l’oriente e avrei preso a bastonate qualunque Dio possa permettere questo.
Oggi però capisco che questa reazione era esattamente quello a cui questi pazzi miravano.
Siamo sul precipizio di una guerra o forse  ci siamo già dentro, e ne usciremo perché le persone per bene (e sono tantissime) la rifiutano e non si faranno ingannare sia a Parigi che in ogni città del mondo.
Lo scorso  anno nacque la frase “Je suis Charlie” ora propongo “io sono Parigino, io sono Italiano, io sono Mussulmano, Cattolico  e credente di qualsiasi Dio che non voglia questo” allo scopo di disintegrare l’intento di questi pazzi. E spero che il bombardamento proposto dai governatori della terra, sia la distribuzione di libri di testo in paesi dove l’alfabetizzazione è il seme della “guerra santa”, programmi per l’educazione ai diritti umani poiché questo creerebbe più “danno” di qualunque drone o bomba.

 
Il mio augurio inviato ai miei amici Francesi questa mattina è quello di superare questo momento con costanza, fermezza e amore nel rispristinare quella razionalità che permetterà di risolvere questa situazione, invece di lasciare che diventi il punto di partenza di nuovo odio, guerra e violenza.


domenica 1 novembre 2015

Sono felice nell'annunciarvi che sto lavorando ad un altro libro, anzi a dire la verità è quasi concluso. Si tratta di un romanzo.
La stesura è completata. Ci sono ora dei passaggi che devono essere fatti: 
- sistemazione di un capitolo finale 
- rilettura dell'intero testo per correggere errori di battitura con una procedura chiamata proofreading. Questa consiste nel leggere ad alta voce il testo ad una seconda persona mettendo attenzione anche alla punteggiatura e agli errori di batitura.
- realizzazione dei disegni dei volti dei personaggi 
- editing da parte di un editor professionale 

e finalmente la pubblicazione. 

vi mostro la copertina, che sebbene non definitiva dovrebbe essere molto vicina. 



Seduto nel deserto a bere un te con Gheddafi 

E' per me veramente un piacere poter raggiungere questo traguardo a pubblicarlo entro Natale. 

venerdì 11 settembre 2015



http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/09/18/la-mano-rubata.html


LA MANO RUBATA

«IL MEDICO in questione era un' americana... Quando mi presentai nella sala medica mi chiese della mano. Le raccontai quello che mia madre mi aveva riferito. Lei mi guardò attentamente e disse: "No. Cannot be that. This is Thalidomyde" che in inglese suona "talidomaide". In seguito andando su internet, scoprii quello che alla fine degli anni 50e nei primi anni 60 era successo. Rimasi sconvolto, non tanto per il fatto che mia madre non me lo avesse detto. Era già morta e conoscendola sapevo della sua riservatezza, e forse vergogna, per qualcosa che non aveva poi fatto. Rimasi sconvolto perché questa cosa la scoprivo a 40 anni». Scrive così Donato Salvia nel suo racconto autobiografico La mia mano destra, in cui narra la storia di un farmaco infausto che determinò la malformazione del suo arto e che nel mondo causò, tra il 1959 ed il 1965, almeno ventimila casi di focomelia. Di tratta della talidomide, farmaco inventato da Heinrich Mukter, che aveva lavorato nei lager nazisti. La casa farmacetica Chemie Grünenthal nel 1957 lo immise sul mercato, dopo aver effettuato test piuttosto sommarie comunque non su animali gravidi. La talidomide era infatti venduto come sedativo, antinausea e ipnotico alle donne incinte, perché rispetto agli altri barbiturici dell' epoca si riteneva avesse un profilo rischi/benefici estremamente favorevole. Purtroppo però bastavano 50 mg di talidomide per procurare danni irreparabili all' embrione. Nel novembre del ' 61 si scoprì il nesso eziologico tra bambini malformati e assunzione di talidomide in gravidanza, venne ritirato dal commercio, ma era ormai troppo tardi.

VALERIA FERRANTE

domenica 30 agosto 2015

Vecchia intervista



Grazie alla mia nuova collaboratrice Vanessa, abbiamo recuperato un intervista di un anno fa'. Buona visione 

martedì 11 agosto 2015

giornali estivi, buone e cattive notizie

Sono in vacanza e disteso al sole leggo il giornale come se fosse necessario. 
leggo con commozione che è venuta a mancare l'eroina americana Frances Oldham Kelsey, il medico della FDA che blocco il Talidomide da entrare nel vasto mercato del farmaco americano nel 1962. Molti americani ignari ora cinquantenni dovrebbero fare un pensierino sul lavoro fatto da questa dottoressa come illustrato sul libro "Il farmaco oscuro".
In altre pagine trovo un articolo su quanto sia ridicolo il lavoro fatto nella rete dei whats up sui timori dei genitori sulla Legge Gander. So' poco di questa legge, ma dall'articolo capisco che il giornalista sminuisce la preoccupazione di chi  conosce la legge e sta cercando di farne conoscere in rete gli effetti. La tecnica del giornalista mi è però nota. Sminuire i dati tramite generalizzazioni del tipo : "figurati se..". Bhe una lezione molto amara io la conosco: la casa farmaceutica che creò il Talidomide in Germania utilizzò negli anni 60 lo stesso modello di PR (diremmo oggi). Sminuire la fonte. "figurati se il Talidomide causa la nascita di bambini teratogeni !!" e furono necessari 10.000 bimbi malformati prima di essere fermata la pazzia. Attaccò il primo Dottore tedesco che ne denunciò il sospetto addirittura accusandolo di essere comunista. Conosco bene quel modo di fare. Giornalisti venduti. 
Ripeto non conosco il programma, e la soluzione è essere veramente informati (non soffermarsi alle presentazioni pubblicitarie) . Personalmente avere un protocollo per far si che i bimbi siano liberi di scegliere se essere o no omosessuali mi sembra molto secondario (se non inutile) al fatto di conoscere gli effetti dannosi delle droghe. Si forse nessuno si è accorto che i nostri ragazzi si "fanno" come dei matti e nessun programma è sponsorizzato nella scuola. Sembra irreale, ma così è. Ho un carissimo amico che fa' prevenzione da anni  - www.enricocmi.com - e mi ha sconvolto sapere che le sue attività vengono sponsorizzate da singoli presidi o insegnanti, piuttosto che da un ministero che sta buttando soldi per un programma dubbio tralasciando un attività di questo tipo. 
Quindi il mio consiglio è sempre lo stesso. Leggete i bugiardini dei farmaci, ma cercate anche le incongruenze. Un programma "di libero pensiero sessuale" è veramente una priorità o occuparci effettivamente di spiegare ai nostri ragazzi la droga prima che lo imparino dalla strada lo è?
buone vacanze a tutti.

mercoledì 22 luglio 2015

Video

Ieri sera grande emozione nel vedermi in Tv allo speciale sul libro. Aspetto il link per girarlo.
Emozionato !!!!

sabato 11 luglio 2015

Un libro è come un figlio

Ciao, 

ho ricevuto la seguente mail che penso sia opportuno pubblicare nel blog. Perché un libro è come un figlio e i suoi prodotti e risultati inorgogliscono noi genitori. 

    Buon giorno!
    Sono stato in libreria, ho ordinato il libro, l’ho poi ritirato e.... letto tutto d’un fiato!
Io su Moto a 14 anni :
la mancanza di mano non
ha fermato le scorribande.
    Seguirò l’indicazione del retro della ricevuta fiscale del “carinissimo ristorante di Primolano” e farò conoscere il libro alle mie mailing list...
   
    Però prima desidero dirLe che il libro contiene molti spunti di riflessione: senza volerlo, Lei è una grande Filosofo!
    La parte finale è concreta (nelle proposte) e interessante, e mi piace il Suo approccio col mondo dell’handicap.
    Condivido anche la Sua sete di verità che, a mio parere, deve venire prima dei risarcimenti... lo dico sempre ai miei amici emofilici...
    Davvero da incorniciare il capitolo “Esposizione”.

    Concludo con un’annotazione personale: a pag.40 racconta di una Sua trasferta a Bologna in un ospedale ortopedico dove Le prescrissero un bustino.
    Immagino fosse il “Rizzoli”: io il busto l’ho portato “davvero” per anni (non me ne sono liberato alla Houdini), ma non è servito, e a 17 anni fui operato (al Rizzoli) per la scoliosi: mi fissarono mezza colonna vertebrale come fosse un manico di scopa...
    In questo mondo ognuno di noi ha avuto le sue “avventure”...

    Un caro saluto.

    Marco


martedì 7 luglio 2015

Speciale sul libro

Circa un anno fa' fui ospite in una trasmissione per portare la mia esperienza come volontario del programma Criminon. 
Alla giornalista portai la copia del mio libro "la mia mano destra". Lei lo lesse e mi scrisse entusiasta nel voler fare uno speciale. Poi le mie assenze e gli impegni del palinsesto ci hanno portato a registrare lo speciale solo oggi. Ma è avvenuto. E a breve potremo vederlo montato. Qui dopo le "fatiche" Cristian il cameraman, Gloria la giornalista di Telecolor, Io e Tiziana. 
Comunque vada ci siamo divertiti. 

martedì 30 giugno 2015

dal corriere della sera del 25 giugno 2015 


Quelle vittime del talidomide
in attesa di giustizia da 50 anni

La battaglia all’Europarlamento per avere i risarcimenti da Berlino. Il farmaco era spacciato in tutto il mondo come un tranquillante ma danneggiava i feti. In Italia Provocò handicap a circa 400 persone: dal 2008 hanno diritto a un indennizzo

di Gian Antonio Stella

«Quante divisioni hanno, i talidomidici?», potrebbe chiedere qualcuno facendo il verso alla famigerata battuta di Stalin sul Papa. Nessuna, ovvio. Anzi: è il più indifeso e innocuo di tutti gli «eserciti» del mondo. Per quanto solo morale e disarmata una «dichiarazione di guerra» delle vittime del talidomide, il farmaco che mutilò migliaia di bambini nati senza braccia, senza mani, senza gambe, metterebbe però la Germania in gravissima difficoltà. Ci si può difendere anche dall’Isis: non dalla vergogna. E i talidomidici hanno tutta l’intenzione di mettere la Bundesrepublik di Angela Merkel sul banco degli imputati proprio per i decenni di ambiguità, a partire dal «Mammuth Prozess» (noi diremmo processo-lumaca) che finirono per coprire le colpe della casa farmaceutica tedesca Grünenthal di Stolberg, vicino ad Aquisgrana. La quale solo nel 2012, oltre mezzo secolo dopo, si è rassegnata a chiedere scusa alle migliaia di persone mutilate dalla criminale sciatteria con cui il letale talidomide fu messo in commercio e addirittura consigliato (consigliato!) alle donne incinte.
Il farmaco spacciato per tranquillante
«Esistono svariate cause che danno origine ai mostri», scrisse Ambroise Paré, uno dei padri della chirurgia, «la prima è la gloria di Dio. La seconda è la sua ira». È passato mezzo millennio, da allora. E nessuno osa più attribuire le disabilità d’un bimbo all’accoppiamento della madre col demonio. Anzi, qui lo sappiamo chi fu il demonio: chi produsse quel farmaco spacciato per un tranquillante senza controllare gli effetti sui feti. Effetti che, come avrebbero dimostrato le analisi successive (e tardive) su conigli, ratti, pulcini, pesciolini, erano catastrofici.
Eppure lo sviluppo mancato del feto è ancora definito, nello spaventoso gergo «scientifico» dei medici «teratogenesi»: dal greco «creazione di mostri». E non è bastato mezzo secolo alle vittime del talidomide per trascinare la casa farmaceutica a pagare per le sue responsabilità non solo le vittime tedesche, risarcite per tacitare le polemiche domestiche, ma anche quelle di tanti altri Paesi del mondo.
Gli indennizzi
Papa Francesco ha visto ieri, all’udienza generale, i talidomidici spagnoli. E ha detto loro poche parole di conforto e incoraggiamento. Bellissime, come sempre. E di grande aiuto morale. Le persone che si sono viste imporre mezzo secolo fa un’infanzia, un’adolescenza, un percorso scolastico e una vita di relazioni sociali complicatissimi, però, come hanno ribadito giorni fa al Parlamento Europeo, hanno la necessità assoluta «anche» di un aiuto economico concreto. Certo, l’Italia, supplendo alle latitanze tedesche e facendosi carico dell’errore di dare per scontata la storica affidabilità dei prodotti germanici consentendo senza controprove «nazionali» tra il ‘58 e ‘62 la vendita di 15 farmaci contenenti il talidomide da parte di 7 industrie farmaceutiche che fecero nel nostro paese tra le 350 e 400 vittime di vari handicap (più gli aborti spontanei, i bambini nati morti e quelli «pietosamente» accompagnati alla morte), ha riconosciuto quasi da un decennio la patologia e dal 2008 versa ai talidomidici più gravi un indennizzo che può arrivare a 5.300 euro mensili.
Cosa voglia dire « talidomidici più gravi» l’ha spiegato Nadia Malavasi, una signora padovana che grazie a un sorriso contagioso, una straordinaria auto-ironia e una volontà d’acciaio è riuscita a far fronte alla disabilità, laurearsi in lingue, sposarsi, fare un figlio e perfino prendere la patente («L’esaminatore mi guardò e disse: “Ma cosa pretende se le mancano due braccia e una gamba!”, però l’ho vinta io») l’ha raccontato a Stefano Lorenzetto. Lei stessa non può lavarsi la faccia da sola e non può prendere un vestito dall’armadio e non può alzare una tapparella e non può tagliarsi una bistecca e se le cade qualcosa per raccoglierla deve sdraiarsi sul pavimento. «In autobus è salita solo una volta in vita sua: l’autista ripartì con le portiere ancora aperte e lei, che non può aggrapparsi ai corrimano, volò sull’asfalto».
La storia di Sherri Finkbine
Quello che lascia senza fiato, ancora mezzo secolo dopo, è leggere i giornali dell’epoca. Come una foto - notizia del Corriere della Sera dell’estate 1962 datata Phoenix, Arizona: «La signora Sherri Finkbine è protagonista di una vicenda che sta appassionando la pubblica opinione americana. Essa attende un bambino per i prossimi mesi, ma avendo fatto largo uso di un tranquillante a base di talidomide si è rivolta alla magistratura per avere l’autorizzazione a interrompere la maternità. Com’è noto la talidomide è sospettata di creare gravissime malformazioni sui nascituri» . Tempo dopo, rilanciando la notizia che la donna aveva cercato d’abortire all’estero, comparivano sui giornali italiani articoli come questo: «Cinque medici svedesi esaminano il caso Finkbine. Dovranno tenere conto del fatto che, in contrasto con certe allarmanti statistiche, soltanto due o tre donne su dieci hanno dato alla luce bimbi anormali per essersi servite delle discusse pillole». Ma come: «Due o tre donne su dieci» sembravano poche? Scriveva Enrico Altavilla: «Durante il secondo mese di gravidanza Sherri Finkbine aveva inghiottito decine e decine di pillole di “Contergan” com’è chiamato in Germania il terribile tranquillante a base di talidomide (glielo aveva portato il marito da Amburgo) che ha già fatto nascere storpi e monchi degli arti inferiori e superiori centinaia di bambini negli Stati Uniti, in Canada, in Gran Bretagna, in Svezia e in altri Paesi. Sono 7.000, si calcola, le vittime del talidomide».
In Italia 125 talidomidici ancora vivi
Erano di più. Molte di più. Almeno ventimila in 24 Paesi, spiega Nadia Malavasi, Presidentessa onoraria di T.A.I Onlus, che rappresenta i talidomidici italiani: «Di 688 nati malformati nel 1961, nel nostro Paese, ne sono rimasti vivi circa 125. Molti sono finiti al Cottolengo e poi deceduti...». Sono passati cinquantatré anni, da quell’estate del ‘62. Eppure le migliaia di vittime del talidomide ancora rivendicano quel risarcimento che la Germania non ha mai concesso. Prossimo appuntamento, fondamentale, il 20 luglio. Alla Commissione Sanità dell’Europarlamento. Dove, chissà, potrebbe essere riletto un biglietto spedito qualche anno fa alla Cancelliera tedesca: «Ho visto piangere i miei genitori e gli ho sorriso per rincuorarli, avrei voluto suonare la chitarra o le tastiere e non mi è stato possibile, avrei voluto portare i miei figli sullo scooter la domenica mattina e non l’ho potuto fare, avrei voluto aiutare mia moglie nelle faccende domestiche quando non stava bene e ho dovuto io chiedere aiuto, avrei voluto fare tante altre cose...» .



sabato 23 maggio 2015

Un grande spettacolo, due grandi persone

Rico durante una giornata di prevenzione
Ho un grande amico che sfortunatamente non vedo spesso. E’ un grande amico perché da 20 anni lavora nel campo della prevenzione (reale prevenzione) alla droga tenendo conferenze a ragazzi , su tutti i tipi di sballo e conseguenze. È un grande perché a quest’ opera non ha dedicato solo la vita, ha dedicato il suo ingegno creando un formato di prevenzione che solo chi ci è passato può fare e con il cuore vuole che altri non commettano lo stesso sbaglio. Ha scritto anche il libro della sua vita.
Il suo nome è Enrico (Rico) Comi.

Ieri sera sono andato a vedere lo spettacolo creato dal libro di  Rico, Stupe Fatto, progetto teatrale realizzato da Fabrizio De Giovanni e da lui interpretato. E’ incredibile cosa avviene quando un Grande come Rico incontra un Grande come Fabrizio. Fabrizio interpreta il libro di
Rico, la sua storia personale non come un attore, non come uno che  si immedesima, ma come un Grande che ha deciso di fare prevenzione, facendo suo il messaggio di Rico. Fabrizio è per Rico un fratello e quando raccoglie soddisfatto i complimenti degli spettatori a fine spettacolo, seduto sul palco, e parla dei bimbi che lo hanno ascoltato, mentre Rico ascolta un genitore che vuole portare l’iniziativa nella scuola del figlio, capisco che lui, come Rico, si ciba della soddisfazione di poter fare qualcosa a riguardo. Che bella serata. Che belle persone.
Fabrizio De Giovanni

Che Grandi persone.




domenica 1 marzo 2015

Il farmaco oscuro

Riferendoci all’Olocausto parliamo di milioni di Ebrei ai quali è stato tolto ogni diritto, ogni proprietà e la vita stessa. Vennero incluse nello sterminio anche altre categorie, come i matti, i dementi e gli zingari che passarono in secondo luogo, essendo di numero inferiore.
La vicenda del Talidomide, è la storia di una casa farmaceutica tedesca, tale Grunenthal,  che nel 1957 mise sul mercato un farmaco dopo pochi test di laboratorio. Affascinati dal potere di guadagno e da una fedeltà all’azienda e ai suoi guadagni, lo staff medico nascose qualunque rapporto sfavorevole al farmaco anche quando centinaia di vite di bambini furono a rischio per ogni mese di ritardo sul ritiro del farmaco nella sola Germania. La società farmaceutica Grunenthal è ancora aperta. Nessuna condanna penale è stata emessa nei confronti del suo staff dell’epoca.
Una percentuale di Psichiatri ha nel 20mo secolo inventato senza prove scientifiche una serie di patologie per ragazzi e sta dispensando farmaci psicotropi per risolvere una malattia che non c’è. Dei semplici disagi vengono etichettati come patologie. Dietro questo troviamo delle case Farmaceutiche che stanno aumentando i loro fatturati a dismisura, incuranti della tossicità dei loro proventi.
  

Quale fattore accomuna l’Olocausto, la vendita del farmaco Talidomide avvenuto negli anni 60 e la distribuzione di farmaci psicotropi ai ragazzi con la scusa di false etichette patologiche (leggi ADHD) ?
I più informati potrebbero rispondere il numero di vittime. Si parla di milioni di Ebrei per l’olocausto.  Il numero di vittime della Talidomide per qualche strano fatto non è mai stato censito in nessuno dei Paesi dove questo prodotto è stato commercializzato. Si presume che 20.000 bambini nacquero malformati e un’altissima percentuale morì entro il primo anno di vita. Delle vittime dei farmaci psicotropi prescritti ai ragazzi come sta avvenendo in molti stati degli Stati Uniti siamo a conoscenza solo di casi eclatanti, e cioè quando sfociano in omicidi/suicidi.  Questa sembra solo la cima di un iceberg. I danni di tale programma forse non potranno essere mai calcolati. Ma il numero farebbe sicuramente accapponare la pelle di qualsiasi essere normale.

Un altro punto comune alle tre vicende potrebbe essere la sete di soldi e potere. Grandi somme vennero sequestrati agli Ebrei durante il Nazismo e anche grandi ricchezze come proprietà, quadri, gioielli e altri beni. La Grunenthal, con il suo farmaco “miracoloso” si posizionò  per fatturato al secondo posto in Germania dietro solo all’aspirina. E grossi ammontare arrivavano da mercati esteri, come il Commonwealth, Finlandia, Italia, Spagna.  I margini di guadagno da una piccola pillola che alla produzione costa probabilmente 0,01 di dollaro, quando moltiplicati per miliardi di dollari di fatturato si sommano in tanti soldi. Oggi come ieri, Grunenthal come altre case farmaceutiche di oggi.

Proviamo però a vedere un altro fattore che accomuna queste tre orrende vicende.
Nel 33 il marketing era chiamato “propaganda”, vendeva ai tedeschi un idea di valori basati su false ideologie mediche di razza superiore. Con un’attività crescente si giunse all’accettazione che il tuo vicino, fino a ieri coinquilino, oggi poteva venire arrestato e i suoi beni sequestrati perché ebreo.
Intervista di Gitta Sereny, giornalista a Franz Stangl, SS e Comandante dei campi di sterminio: alla richiesta di come era possibile fare quello che si era fatto, Stangl spiega la nascita della propaganda.
“Christian Wirth, ufficiale delle SS, nel 1939 fu inviato nella clinica psichiatrica di Grafeneck per prendere parte al famigerato programma “Aktion T4” di cui, nel 1940 divenne capo. Questo programma (il nome T4 sta per Tiergartenstrasse 4 - l’indirizzo dell’ente per la salute) doveva implementare l’eutanasia forzata su larga scala, eufemisticamente ridefinita “morte per compassione”. Serviva a lenire la sofferenza di coloro la cui vita “non era degna di essere vissuta”. Non tutti sanno che, prima dell’Olocausto, in Germania centinaia di migliaia di persone la cui vita era definita “non degna di essere vissuta” furono uccise. Poteva capitare a chiunque, non solo agli ebrei. Molti ‘ariani’ furono sterminati in quel modo. Era l’inizio: il seme era stato piantato e avrebbe dato i suoi germogli.
L’eugenetica - dal greco “buona nascita” - prese piede sulla scia delle teorie darwiniane verso la fine del XIX secolo. L’idea di “sopravvivenza del più forte” fu dapprima usata per impedire che i deboli procreassero e, più tardi, per giustificarne la soppressione. Hitler la usò come strumento per “migliorare” la razza umana. Solo gli ariani potevano riprodursi, e dunque occorreva sterminare le cosiddette razze inferiori: ebrei e zingari, ma anche ‘ariani’ omosessuali e malati mentali”

La Grunenthal nel 57’ spedì lettere informative a migliaia di medici in Europa; le spedì anche mentre le prime avvisaglie di controindicazioni affioravano dal pentolone dello stregone. Anzi proprio le informative sensazionalistiche, più che scientifiche, erano l’arma per contrastare delle informazioni che arrivavano per salvaguardare la salute delle persone.
Dagli anni novanta il marketing è entrato nelle case farmaceutiche e si sta divertendo poiché il prodotto che sta vendendo è così impalpabile, così effimero che è facile impacchettarlo: “La pazzia”. Qualunque disturbo che sarebbe stato in passato  oggetto al limite di scherno (“spendo troppo per la parrucchiera”) diventa oggi una patologia che deve essere curata. E il libro  “Il farmaco oscuro” [di Rock Brynner e Trend Stephens edito in Italia dalla TAI, la storia forse più completa della vicenda del Talidomide], riporta nella sezione dedicata alla storia della FDA degli anni 60 il seguente punto:
“Il senatore Kefauver….. Si preparava a tenere delle udienze per indagare brogli dei prezzi delle nell’industria farmaceutiche sull’incessante promozione di marchi aziendali a medici che avrebbero potuto in alternativa, prescrivere farmaci generici ( quarant’anni dopo non solo i medici sono bersaglio di tale pubblicità, ma oggi l’industria  farmaceutica investe 2 miliardi di dollari l’anno per la promozione diretta ai consumatori)”
Ed io aggiungo, su quelle reti televisive che poi ci danno i TG dove gli scandali farmaceutici arrivano sempre tardi se mai arrivano.

Ma leggendo il libro sopra, che copre anche la medicina nella Germania Nazista, il retaggio nella Germania post bellica, il rapporto tra le case farmaceutiche e la FDA, rapporto già aberrato e fraudolento negli anni 60 che per puro miracolo non fece passare il medicinale teratogeno negli Stati Uniti che avrebbe portato il numero della vittime del Talidomide  ad essere forse a 6 cifre, mi sono reso conto di un fattore nascosto, subdolo e difficile da scovare.
Eleaonor Roosevelt con la Dichiarazione
dei Diritti unani
Le persone per bene augurano una buona sorte ai loro ai loro simili. È nella natura umana e ci si aspetta che questo naturalmente sia presente in ogni uomo. Lo si sa perché è così che dovrebbe essere, ed è accompagnato dalla cura per le persone intorno a noi. Su questo sentimento umano si basano le leggi di soccorso del mare, le leggi della croce rossa, le leggi dei diritti dell’uomo che nel tempo hanno cercato di cancellare le esperienze barbariche nella storia dell’uomo.  Ma ci sono uomini che questo sentimento lo hanno perso, lo hanno buttato via e senza perderci nella ragione non ce lo hanno più.  Si cercano a volte di classificare per riconoscerli con divise, con gruppi di appartenenza, ma non è sempre così. Delle persone sono semplicemente cattive e perfide verso altri al punto da non avere nessun riguardo per gli altri. Quando queste persone vestono camici bianchi, o colletti immacolati dietro una targhetta rassicurante rubata, il danno è grave. E questo è un fattore molto nascosto ai più.
La malvagità, inaspettata dall’uomo comune, ha il predominio sulle vicende perché all’inizio nessuno ci avrebbe creduto. Il comandante degli alleati, arrivato in un campo di Concentramento Tedesco, ordinò un’ immensa quantità di materiale fotografico per portare una realtà impossibile da prevedere per il resto del mondo normale.  Sono Talidomidico dalla nascita e ho scoperto che se i dottori della Grunenthal avessero dato retta in modo almeno professionale alle lettere di denuncia che ricevevano nel 61’ io nato nel 62, avrei potuto evitare di nascere con un Amelia. E come me molti altri. Ci sono documenti della Grunenthal dove il medico Muckter, messo oramai di fronte a prove indiscutibili del collegamento della sua creatura (il Talidomide) e i bimbi malformati dell’intera Germania, ancora rifiuta di ritirare il farmaco.
La falsità delle “ricerche” scientifiche” di oggi che inventano malattie comportamentali  basate su falsi sbilanciamenti chimici, sono così malvage nel loro prodotto, che a primo acchito si fa fatica ad accettarle, proprio perché non si pensa che sono frutto di una mente che non ha cura per il prossimo, che non gli interessa delle conseguenze negli altri. È troppo irreale per le persone normali di buona volontà.
Dal libro: “ Mucketer [primo medico della Grunenthal] si impuntò. Nonostante l’evidenza che il suo farmaco causasse orribili malformazioni, si rifiutò di toglierlo dal mercato. È impossibile non chiedersi perché non autorizzò il ritiro totale del farmaco, considerando tutto ciò che conosceva all’epoca. Credeva davvero che quelle malformazioni congenite fossero anomalie isolate o   casi statistici ? O forse lui come l’esercito che aveva servito diciasette anni prima, persisteva di fronte a un certo grado di sconfitta, con un simile disprezzo  per il valore della vita umana in nome di una certa lealtà nei confronti degli azionisti?"


Dei ragazzi oggi prendono delle carabine, arrivano al loro campus ed iniziano a sparare. Sembra diventata cosa normale e causata dal dilagare delle armi negli Stati Uniti. Il marito torna a casa e senza una  ragione apparente uccide la moglie a martellate,  la mamma uccide i suoi figli in un momento di “assenza” e dietro troviamo sempre la stessa frase: “il ragazzo era in cura”, “la persona era affetta da depressione”.  Ognuno può avere una giornata no, ma solo un potente ipnotico può renderti così “assente” da sterminare la tua famiglia. Se poi il prodotto è venduto sotto la falsa etichetta di “cura” e se tu in primo luogo non ne avevi nemmeno bisogno, la tua capacità di comprendere cosa stia avvenendo si blocca. Si blocca perché tu non riusciresti ad arricchirti con pastiglie che causano suicidio, non inventeresti malattie mentali per venderle, non continueresti a vendere Talidomide per salvaguardare la sua azienda e non bruceresti il suo vicino perché Ebreo.  Il valore della vita umana per te che non riesci a comprendere è ancora alto. Non lo è più da molto tempo per coloro che invece, circondati da falsi mostri, stanno distruggendo una delle migliori ricchezze: i nostri giovani. 

martedì 24 febbraio 2015




Sabato scorso ho assistito alla presentazione del documentario creato in Spagna sulla vicenda della Talidomide. Senza tanti fronzoli, denuncia un atteggiamento da parte della casa farmaceutica Grunenthal a dir poco arrogante. Nello stesso sito è stato presentato il libro "il farmaco oscuro", il libro sulla vicenda della Talidomide acquisito come diritti dalla TAI (associazione Talidomidici Italiani) e pubblicato  dalla stessa.
Mi sto accingendo a leggerlo. Vi faccio sapere quanto prima.



Per il filmato clicca
www.50adv.com

giovedì 19 febbraio 2015

I ragazzi scrivono....

Con due delle studentesse a fine giornata
Sempre nella stesso istituto di due settimane fa', ho tenuto una "chiacchierata su Handicap", come persona disinteressata dei fatti (ricordate che non mi ritengo un portatore di handicap). Dopo l'incontro di oggi con ragazzi di quarta, ecco alcuni dei feed back ricevuti: 

"Mi è piaciuto molto il discorso sulla validazione e che ognuno di noi può essere validato per le capacità che possiede e non per quelle che non possiede." (firmata)

""Mi ha aiutato molto il concetto di valorizzazione ciò che c'è di buono in ognuno in una persona, piuttosto che criticare quello che non va', o non mi piace."  (firmata)

A me fa' sempre piacere parlare con i giovani perché sono attenti. Soprattutto in questa scuola ho trovato ragazzi sensibili, forse proprio per la loro scelta rivolta al sociale. Ringrazio ancora chi mi ha concesso questa opportunità e i ragazzi per le loro domande. Penso che abbiamo recepito il messaggio che volevo dare e penso che saranno delle persone più pronte nel mondo dell'handicap, con meno  propiziazione e con più efficacia. La professoressa di Psicologia si è congratulata e mi ha comperato il libro per poterlo leggere.

martedì 17 febbraio 2015

Mondadori


Risultati immagini per mondadori logo

mi è giunta oggi una gradita notizia dal mio Editore:
grazie a nuove collaborazioni che Salvo Bonfirraro ha stipulato, il libro è ora disponibile in tutte le librerie e canali di distribuzioni della Mondadori.






http://www.mondadoristore.it/search/?g=La+mia+mano+destra&crc=100&gen=G00Q&sgn=G05V&bld=15&accum=N&opnedBoxes=amtp%2Catpp%2Casgn%2Capzf%2Cascf%2Caaut%2Caedt%2Cacol%2Camtp%2Casgn&gOld=La+mia+mano+destra

giovedì 12 febbraio 2015

E cultura sia !!!

Lo sviluppo del libro “la mia mano destra”, partito da messaggio per pochi e diventato strumento di contro informazione, raggiunge ora un'altra tappa.
Siamo consapevoli che ancora oggi interessi farmaceutici stanno minando la salute dei più giovani con etichette che li vogliono in “cura”, “tranquilli” e “calmi in classe” propinando soluzioni chimiche che non sono provate scientificamente. E come la Chieme Grunenthal che negli anni 60 ha promosso il Talidomide  a medici, scienziati e pubblico per i suoi spettacolari (ma falsi) risultati, anche oggi questo si ripete con falsità create da un marketing senza scrupoli. 
Siamo davanti ad un era potenzialmente buia, perché i bambini sono gli uomini della società del domani. 

Ma un’analisi più approfondita della storia mi insegna che il Rinascimento è nato dalla cultura e l’estetica -di cui noi Italiani siamo maestri-, non grazie alla lotta contro l’inquisizione, e che Roma è caduta per perdita di cultura e valori, non per la bravura nella spada dei Barbari.

E allora questa sfida (e non battaglia) la affronterò con la cultura, portando a conoscere più che a protestare, informando più che attaccando, portando la comprensione, piuttosto che la sfida. E mi avallerò di persone di buona volontà, perché queste sono la maggior parte e sono una forza dirompente.


E allora che cultura sia!  

venerdì 6 febbraio 2015

Risultati degli interventi nelle scuole

Le due giornate passate a parlare di Handicap nell'Istituto Professionale sono state molto produttive. 

i passaggi principali della mia "lezione" comprendevano: 

Esercizio di comunicazione per mettere i ragazzi maggiormente a loro agio ed avere la loro attenzione

Affermazione che io non mi sentivo un portatore di Handicap, ma che a causa di un educazione disinibente, mi trovavo oggi a vivere una vita normalissima, sposato, con figli, con una ditta, guidando auto e prendendo multe. 
Tutto era  partito quando all'età di sei anni mia mamma  mi aveva chiesto di allacciarmi le scarpe da solo. Io con studio ed esercitazione ero riuscito a trovare il modo ed è da 46 anni che lo faccio. Ovviamente i ragazzi hanno voluto vedere come facevo. E hanno voluto anche il bis. 

L'analisi di questa richiesta di mia madre e del prodotto ottenuto era riassumibile in questa affermazione : 

MIA MADRE AVEVA  SPOSTATO L'ATTENZIONE DAL MIO HANDICAP ALLA MIA ABILITA'

Chiarendo quindi ai ragazzi la definizione di "Validazione" e "abilità" con differenti esempi li portavo a capire quanto in qualità di assistenti sociali futuri, sarebbe stato opportuno e di successo lavorare sulle abilità del portatore di Handicap, piuttosto che sull'inabilità.  

Chiarivo in seguito il concetto di Aiuto, Fallito aiuto e scambio, chiarendo ai ragazzi che, dal mio punto di vista, avrebbero sempre dovuto lavorare con i portatori di Handicap in visione di mantenerli produttivi ed in scambio per la loro abilità. Un mio amico che è su una sedia a rotelle per una Poliomelite,  in casa sua ha il compito di mantenere il tono della famiglia molto alto essendo lui particolarmente simpatico.  

Ho parlato anche della storia della Talidomide e di cosa era successo nel 1960. 

I risultati sono stati ottimi: una professoressa mi ha detto che quasi mai i ragazzi seguono per due ore un interlocutore. i feed back sono stati positivi e qui ve ne elenco alcuni : 

"Mi ha fatto capire che nella vita non ci sono ostacoli che non si possono superare"

"Ho capito che nella vita si può fare tutto"

"Nella vita non bisogna abbattersi e bisogna combattere e superare gli ostacoli" 

E tutte sostenevano che l'incontro le avesse aiutate. 


Attenzione al portatore di Handicap

L'istituto di via Ugo Pisa
Salve, 
dopo una lunga assenza per un viaggio all'estero, sono tornato e l'attività intorno al libro è ripresa. 
Una mia compagna delle scuole superiori dopo aver letto il libro lo ha proposto ad una sua collega la quale mi ha invitato a parlare di Handicap all'interno di un Istituto Tecnico che ha tra le sue fila, ragazzi che diventeranno assistenti sociali (con l'ausilio di una breve Laurea). Certo io, che portatore di Handicap non mi sento, cosa avrei potuto dire a questi ragazzi....., bhe magari proprio le cose di successo che  hanno fatto di me un marito, un padre, un imprenditore, insomma un uomo normale. Si questo potrei spiegarlo. Per cui via con questa nuova esperienza.