Nella passata settimana non
ho potuto fare a meno di vedere differenti prese di posizione nei confronti dei
fatti terroristici accaduti. Tutte queste però avevano la qualità di essere
estreme. “Facciamo fuori tutti i Mussulmani”, “tutta colpa dell’Europa” o “quei maledetti Americani” sono atteggiamenti
e soluzioni che denotano una generalizzazione, che invece di risolvere il
problema lo complica. Sì, perché in seguito a questo, “tutti” i Mussulmani si
sentono offesi ed indignati, gli Europei si sentono oltraggiati e così di
questo passo. E molti si sentono in diritto di fare guerre ed eliminare
persone.
Quanto
sopra l’ho visto realizzarsi direttamente e a volte in una sola serata. L’ho
osservato in altre occasioni: muore una donna durante un operazione e tutti i
dottori e la sanità nazionale è malata. È generalizzazione bella e buona.
Una teoria più funzionale.
Pensare
alla totale pace quando
si viene attaccati non è saggio. È un basso livello di confronto nel risolvere
i problemi, qualcosa va’ fatto.
Partiamo dalla teoria raffigurata sopra: abbiamo differenti tipi di persone e alcune di loro, quelle rosse, sono veramente malvage e distruttive. La nuova teoria però si estende e riguarda la loro distribuzione: e se invece di essere ammassate in un gruppo o in un settore fossero distribuite trasversalmente? Se queste persone distruttive invece di essere “solo al Governo” o “tutte negli extracomunitari” (altre generalizzazioni) fossero distribuite nel Governo, tra Mussulmani, Cattolici, banchieri, tassisti, operai e vicini di casa in modo casuale? E se queste facessero dei danni per natura piuttosto che per posizione sociale? Ovviamente il danno di un tassista sarebbe meno eclatante di quello di un politico. Ma qui stiamo cercando di far notare che la generalizzazione rende complesso il vivere bene, perché se un buon politico esiste, questo potrebbe essere sfiduciato a priori.
Nella ricerca dei “cattivi”
secondo questa nuova teoria verrebbero introdotte immediatamente due cose: il
duro lavoro, e il confronto che va a braccetto con la responsabilità.
Se un
politico, avendo uno strumento valido, iniziasse ad investigare ed individuare
gli omini rossi, potrebbe se Francese (Hollande per esempio) scoprire che i
programmi per il recupero delle zone dove maggiormente si diffonde il
malcontento a Parigi, sono stati bloccati da qualche politico a braccetto con
spacciatori; se lo stesso facesse un
politico in Germania (Merkel) potrebbe scoprire che le droghe utilizzate dai
“soldati” dell’ISIS, sono prodotte proprio nel suo paese; e se lo stesso
facessero Renzi e Obama, scoprire che una mezza dozzina di società presenti nel
territorio che vendono armi, sono molto al rialzo in borsa in questa settimana
di terrore.
Siamo
quindi tutti colpevoli? No assolutamente. Lo sono quelle persone che stanno
creando da varie posizioni caos nella società, ma lo sono anche quelle persone che
(in maniera più ridotta) glielo stanno permettendo. Qui non stiamo parlando di
tutti colpevoli, ma di colpevoli e di (tutti i rimanenti che non sono pochi)
responsabilmente abilitati a fare qualcosa di più funzionale che semplicemente
ordinare di aumentare il numero di bombe sganciate.
Con Chi abbiamo a che fare ?
Più di un
giornale ha riportato la notizia della presenza di droga nel rifugio dei
kamikaze: il Captagon. Questo produce stati di follia e di inaudita violenza. A
confermare questa informazione c’è la dichiarazione di un giornalista – Nicolas
Hénin – rimasto prigioniero dell’ISIS, che descrive i terroristi come segue:
“Si presentano come supereroi, ma lontani dalle
telecamere sono piuttosto patetici: ragazzi di strada ubriachi di ideologia e
potere. In Francia abbiamo un modo di dire: stupidi e cattivi. Io li ho più
trovati stupidi che cattivi”.
http://www.internazionale.it/opinione/nicolas-henin/2015/11/18/ostaggio-stato-islamico
In
aggiunta, una vicina che conosceva la ragazza che sembra si sia fatta esplodere
a Parigi nel covo dei terroristi, la descriveva come una ragazza normale prima
che iniziasse a drogarsi. Abbiamo a che fare con
dei drogati.
Quanto sopra spalancherebbe la
porta ad altre soluzioni: per individuare dei kamikaze nelle città si potrebbero
utilizzare dei cani antidroga poiché la sudorazione di un kamikaze, molto alta
per la tensione, dovrebbe permettere al cane di individuarlo a lunghe distanze.
In aggiunta a ciò, si può investire la
somma pari ad una decina di missili, in programmi validi di recupero e
prevenzione alla droga nelle periferie. Ovviamente mentre si fa’ questo bisogna
sempre stare attenti agli omini rossi
che potrebbero essere spacciatori di piccole ma anche di grandi dimensioni. E
soprattutto stare attenti a quei mercanti di armi che vendendole direttamente o
indirettamente al Califfato, potrebbero
sentirsi depredati da questa idea. Una guerra ridotta significa guadagni
ridotti nella testa di questi bacati omini rossi.
Invece di aumentare il numero di agenti sul territorio, si potrebbe
migliorare la loro attività. Due giorni fa’ sono stato a Roma e davanti al Parlamento
stazionavano cinquanta carabinieri che chiacchieravano tra loro. Gli omini rossi sono in forte minoranza, perciò far
camminare gli agenti e farli parlare con i cittadini chiedendo se va tutto bene
o se hanno visto qualcosa di sospetto, non solo permetterebbe di individuare
questi omini rossi, ma darebbe un senso di
sicurezza maggiore a tutti. Ovviamente gli omini rossi presenti nei sindacati, negli
agenti e nei politici urlerebbero contro questa soluzione invocando soprusi
alla privacy e affaticamento degli uomini.
Riassumendo, c’è molto da fare e
c’è molto che può essere fatto ben distante dalle soluzioni proposte a livello
politico internazionale. Questo ovviamente comporta del lavoro, del coraggio e
della responsabilità. Che insieme compongono quel soggetto chiamato ETICA.