domenica 22 novembre 2015

I fatti terroristici

Nella passata settimana non ho potuto fare a meno di vedere differenti prese di posizione nei confronti dei fatti terroristici accaduti. Tutte queste però avevano la qualità di essere estreme. “Facciamo fuori tutti i Mussulmani”, “tutta colpa dell’Europa” o  “quei maledetti Americani” sono atteggiamenti e soluzioni che denotano una generalizzazione, che invece di risolvere il problema lo complica. Sì, perché in seguito a questo, “tutti” i Mussulmani si sentono offesi ed indignati, gli Europei si sentono oltraggiati e così di questo passo. E molti si sentono in diritto di fare guerre ed eliminare persone. 

Quanto sopra l’ho visto realizzarsi direttamente e a volte in una sola serata. L’ho osservato in altre occasioni: muore una donna durante un operazione e tutti i dottori e la sanità nazionale è malata. È generalizzazione bella e buona.

Una teoria più funzionale.

Pensare alla totale pace quando si viene attaccati non è saggio. È un basso livello di confronto nel risolvere i problemi, qualcosa va’ fatto.


Partiamo dalla teoria raffigurata sopra:  abbiamo differenti tipi di persone e alcune di loro, quelle rosse, sono veramente malvage e distruttive. La nuova teoria però si estende e riguarda la loro distribuzione: e se invece di essere ammassate in un gruppo o in un  settore fossero distribuite trasversalmente? Se queste persone distruttive invece di essere “solo al Governo” o “tutte negli extracomunitari” (altre generalizzazioni) fossero distribuite nel Governo, tra Mussulmani, Cattolici, banchieri, tassisti, operai e  vicini di casa in modo casuale? E se queste facessero dei danni per natura piuttosto che per posizione sociale? Ovviamente il danno di un tassista sarebbe meno eclatante di quello di un politico. Ma qui stiamo cercando di far notare che la generalizzazione rende complesso il vivere bene, perché se un buon politico esiste, questo potrebbe essere sfiduciato a priori.




Nella ricerca dei “cattivi” secondo questa nuova teoria verrebbero introdotte immediatamente due cose: il duro lavoro, e il confronto che va a braccetto con la responsabilità. 

Se un politico, avendo uno strumento valido, iniziasse ad investigare ed individuare gli omini rossi, potrebbe se Francese (Hollande per esempio) scoprire che i programmi per il recupero delle zone dove maggiormente si diffonde il malcontento a Parigi, sono stati bloccati da qualche politico a braccetto con spacciatori;  se lo stesso facesse un politico in Germania (Merkel) potrebbe scoprire che le droghe utilizzate dai “soldati” dell’ISIS, sono prodotte proprio nel suo paese; e se lo stesso facessero Renzi e Obama, scoprire che una mezza dozzina di società presenti nel territorio che vendono armi, sono molto al rialzo in borsa in questa settimana di terrore.

Siamo quindi tutti colpevoli? No assolutamente. Lo sono quelle persone che stanno creando da varie posizioni caos nella società, ma lo sono anche quelle persone che (in maniera più ridotta) glielo stanno permettendo. Qui non stiamo parlando di tutti colpevoli, ma di colpevoli e di (tutti i rimanenti che non sono pochi) responsabilmente abilitati a fare qualcosa di più funzionale che semplicemente ordinare di aumentare il numero di bombe sganciate. 

Con Chi abbiamo a che fare ?

Più di un giornale ha riportato la notizia della presenza di droga nel rifugio dei kamikaze: il Captagon. Questo produce stati di follia e di inaudita violenza. A confermare questa informazione c’è la dichiarazione di un giornalista – Nicolas Hénin – rimasto prigioniero dell’ISIS, che descrive i terroristi come segue:

 Si presentano come supereroi, ma lontani dalle telecamere sono piuttosto patetici: ragazzi di strada ubriachi di ideologia e potere. In Francia abbiamo un modo di dire: stupidi e cattivi. Io li ho più trovati stupidi che cattivi”. 
 http://www.internazionale.it/opinione/nicolas-henin/2015/11/18/ostaggio-stato-islamico

In aggiunta, una vicina che conosceva la ragazza che sembra si sia fatta esplodere a Parigi nel covo dei terroristi, la descriveva come una ragazza normale prima che iniziasse a drogarsi. Abbiamo a che fare con dei drogati.

Del resto questo farebbe senso, poiché spiegherebbe l’area di reclutamento (periferie di Parigi dove il tasso di disoccupazione e l’uso di droga sono molto alti) e la pazzia nelle azioni dei terroristi. La personale autoprotezione, naturale in qualsiasi uomo, è completamente annullata come lo era per gli assassin, che utilizzavano l’hasish per commettere i loro crimini* nell’anno mille nel vicino Oriente. Questi pazzi verrebbero poi reclutati da altri pazzi, vero obbiettivo dell’Intelligence.


* Il termine assassini si vorrebbe derivi dal sostantivo plurale arabo al-Hashīshiyyūn, "coloro che sono dediti all'hashish".

Cosa si può fare a questo punto? 

Quanto sopra spalancherebbe la porta ad altre soluzioni: per individuare dei kamikaze nelle città si potrebbero utilizzare dei cani antidroga poiché la sudorazione di un kamikaze, molto alta per la tensione, dovrebbe permettere al cane di individuarlo a lunghe distanze. In aggiunta a ciò,  si può investire la somma pari ad una decina di missili, in programmi validi di recupero e prevenzione alla droga nelle periferie. Ovviamente mentre si fa’ questo bisogna sempre stare attenti agli omini rossi che potrebbero essere spacciatori di piccole ma anche di grandi dimensioni. E soprattutto stare attenti a quei mercanti di armi che vendendole direttamente o indirettamente al Califfato,  potrebbero sentirsi depredati da questa idea. Una guerra ridotta significa guadagni ridotti nella testa di questi bacati omini rossi.
Invece di aumentare il numero di agenti sul territorio, si potrebbe migliorare la loro attività. Due giorni fa’ sono stato a Roma e davanti al Parlamento stazionavano cinquanta carabinieri che chiacchieravano tra loro. Gli omini rossi sono in forte minoranza, perciò far camminare gli agenti e farli parlare con i cittadini chiedendo se va tutto bene o se hanno visto qualcosa di sospetto, non solo permetterebbe di individuare questi omini rossi, ma darebbe un senso di sicurezza maggiore a tutti. Ovviamente gli omini rossi presenti nei sindacati, negli agenti e nei politici urlerebbero contro questa soluzione invocando soprusi alla privacy e affaticamento degli uomini.

Riassumendo, c’è molto da fare e c’è molto che può essere fatto ben distante dalle soluzioni proposte a livello politico internazionale. Questo ovviamente comporta del lavoro, del coraggio e della responsabilità. Che insieme compongono quel soggetto chiamato ETICA.

domenica 15 novembre 2015



Venerdì sera non ho potuto fare a meno di vedere le immagini ed i commenti delle vicende di Parigi. Mi sono sentito a disagio, inerme, vittima anch’io di quello che sentivo e vedevo. Questa mattina ho anche capito che queste emozioni erano collegate ad un senso di fallimento, quel fallimento che ogni persona di buoni intenti che sta facendo attività sociali, sperimenta in questi momenti. Perché il vero danno non sono le più di cento di vittime (che non sono né poche, né banali) ma la reazioni che ora ogni Parigino, Francese e ogni uomo dell’occidente potrebbe avere. La chiusura delle frontiere e lo stato di emergenza sono già segnali gravi, perché se dei pazzi attaccano (e di questo stiamo parlando, non di fedeli o di religiosi) colpiscono maggiormente uomini di buona volontà che oggi, continuando a vivere normalmente, uscirebbero dalla vera trappola che sta venendo ordita da chi ha pianificato questa guerra.

Ieri mi sono sentito deluso come sostenitore dei diritti umani, come uomo amorevole, come credente di ogni Dio  possa esserci e voglia amarci sopra di noi, sia che si chiami Allah, Manitù o Cristo, perché ieri sera ho pensato inutili le battaglie sui diritti umani, ho sentito rancore per l’oriente e avrei preso a bastonate qualunque Dio possa permettere questo.
Oggi però capisco che questa reazione era esattamente quello a cui questi pazzi miravano.
Siamo sul precipizio di una guerra o forse  ci siamo già dentro, e ne usciremo perché le persone per bene (e sono tantissime) la rifiutano e non si faranno ingannare sia a Parigi che in ogni città del mondo.
Lo scorso  anno nacque la frase “Je suis Charlie” ora propongo “io sono Parigino, io sono Italiano, io sono Mussulmano, Cattolico  e credente di qualsiasi Dio che non voglia questo” allo scopo di disintegrare l’intento di questi pazzi. E spero che il bombardamento proposto dai governatori della terra, sia la distribuzione di libri di testo in paesi dove l’alfabetizzazione è il seme della “guerra santa”, programmi per l’educazione ai diritti umani poiché questo creerebbe più “danno” di qualunque drone o bomba.

 
Il mio augurio inviato ai miei amici Francesi questa mattina è quello di superare questo momento con costanza, fermezza e amore nel rispristinare quella razionalità che permetterà di risolvere questa situazione, invece di lasciare che diventi il punto di partenza di nuovo odio, guerra e violenza.


domenica 1 novembre 2015

Sono felice nell'annunciarvi che sto lavorando ad un altro libro, anzi a dire la verità è quasi concluso. Si tratta di un romanzo.
La stesura è completata. Ci sono ora dei passaggi che devono essere fatti: 
- sistemazione di un capitolo finale 
- rilettura dell'intero testo per correggere errori di battitura con una procedura chiamata proofreading. Questa consiste nel leggere ad alta voce il testo ad una seconda persona mettendo attenzione anche alla punteggiatura e agli errori di batitura.
- realizzazione dei disegni dei volti dei personaggi 
- editing da parte di un editor professionale 

e finalmente la pubblicazione. 

vi mostro la copertina, che sebbene non definitiva dovrebbe essere molto vicina. 



Seduto nel deserto a bere un te con Gheddafi 

E' per me veramente un piacere poter raggiungere questo traguardo a pubblicarlo entro Natale.